L’Iperplasia Prostatica Benigna (IPB) è una patologia legata al progredire dell’età; pertanto, in virtù dell’aumento progressivo dell’aspettativa di vita della popolazione, è di frequentissimo riscontro nella pratica quotidiana del medico di Medicina Generale, con un picco di prevalenza di circa il 52% nella fascia di età compresa tra i 75 e gli 84 anni.
L’IPB, oltre alla tipica sintomatologia delle basse vie urinarie (LUTS: Lower Urinary Tract Symptoms) che incide profondamente sulla qualità di vita del paziente, costituisce per il paziente un aumentato rischio chirurgico per l’evoluzione ostruttiva dell’iperplasia e per le sue possibili complicanze (ritenzione urinaria, ematuria, calcolosi vescicale, infezioni urinarie ricorrenti...); oltre a necessitare di un follow up mirato per la diagnosi precoce del carcinoma prostatico.
Peraltro, la disponibilità oggi di una terapia medica specifica ed efficace consente non solo di ridurre significativamente i sintomi della malattia ma soprattutto di controllare nel tempo l’evoluzione naturale della stessa evitando o ritardando l’intervento chirurgico. Ci sono inoltre evidenze scientifiche che indicherebbero una migliorata accuratezza diagnostica dei livelli di PSA per la diagnosi di neoplasia prostatica in corso di terapia con gli inibitori della 5-ARI.
La diagnosi precoce di questa patologia e la sua gestione ottimale possono quindi migliorare la qualità di vita del paziente, ridurre i rischi di progressione chirurgica della malattia e prevenire le complicanze della stessa, impattando in senso positivo anche sui costi della patologia per il SSN.
